giovedì 26 maggio 2011

tzunami











Sentirsi dare dello stupido è paradossale.
E' una sberla sulle orecchie, di quelle che stordiscono.
Non che capiti spesso, per fortuna.
Ma succede, talvolta.
Con qualcuno.
Ed è sempre un po' difficile da sopportare.

Talvolta me lo dicono a parole.
Oppure con lo sguardo.
Si piantano un sorriso sicuro sulla faccia e sentenziano.
S'indignano e me lo urlano.
Scrivono e proclamano.
Sembrano assai certi di sapere.
Si fanno capire bene quando vogliono.

Mi danno dello stupido quando esagero.
Quando spolvero scheletri.
Quando elaboro fantasie.
Quando m'impiccio.
Detestano la curiosità imperterrita, il rigor di logica.
La sensibilità spavalda.
Mi rimproverano l'indelicatezza dei modi.
Il fatto che disturbo.
La mia personale passione per i dubbi.
Io, che parlo tanto di verità.

Paradossale è il fatto che talvolta mi ringrazino.
Le stesse persone.
Per le stesse parole.
A seconda dei momenti.
Dipende dagli argomenti.
Dalla scala di valori.
Di norma preferiscono domande comode, tutto qua.
Profili bassi e pedalare.

Paradossale è la coscienza delle persone.
L'uso che se ne fa.
Gabbia o maschera.
Guida o Giuda.
Definirla è davvero troppo.
Ognuno ha quella che si merita.

La mia spesso urla, reclamando attenzione come un neonato.
Mi costringe incessantemente a riflettere, come uno specchio, immagini del mondo in cui vivo.
A riproporre contenuti, come fiotti di vomito. O come carezze.
Mi porta a cercare.
A modificare abitudini.
Rimandandomi al creatore.

La mia coscienza non giudica più.
Nemmeno chi lo fa.
L'ho smussata col cesello.
Allenandola a centrare.
Perché funziona come la mira.

In buona sostanza, concludendo il contenzioso, sarà anche paradossale sentirsi dare dello stupido.
Ma, in tutta onestà e con estrema coscienza, ho smesso di aver ragione.
Ho smesso di provarci.
M'importa soltanto scambiare.
Chi accetta è il benvenuto.
Chi no, no.

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